Era l’ottobre del 1982, quando mi avvicinai per la prima volta alla professione di restauratrice.
È stata inizialmente una ispirazione, un’avventura, cominciata con la “gavetta” presso altri laboratori, in cui ho potuto da subito scoprire che il restauratore non è colui che sta davanti al cavalletto con il pennellino in mano, ma piuttosto colui che consulta dati d’archivio e documenti, che ogni giorno parte per raggiungere i luoghi in cui è l’opera d’arte, quando è freddo, quando è molto caldo, per salire sui ponteggi, impolverarsi e faticare con secchi per l’acqua pulita, o stare in posizioni un po’ scomode con il bisturi fra le dita, per rimuovere lo sporco o le ridipinture da un manufatto artistico.
La scelta, poi, di aprire un mio laboratorio di restauro è stata difficile, a lungo ponderata e sofferta, perché avrebbe significato moltiplicare la fatica e le responsabilità; ma su tutti questi pensieri ha prevalso la grande passione per l’arte, la profonda soddisfazione nel vedere un’opera d’arte recuperata, la possibilità di riprendere mentalmente e manualmente un percorso umano che ha ideato e costruito grandi palazzi e complessi cicli pittorici, ma anche il quadretto con paesaggio o l’ex voto della chiesa di campagna.
Ogni espressione artistica è segno del progredire dello spirito umano, è segno della storia e del tempo, che non debbono essere cancellati: da qui la necessità dell’aggiornamento sulle tecniche di restauro e sui materiali, per non interferire nell’essere dell’opera mentre la si restaura, imponendo il proprio gusto, ma rispettandola nella sua natura segnica, materiale, semantica, estetica, con la convinzione di non dare mai nulla per scontato, perché ogni lavoro è nuovo, anche se è un dipinto ad olio su tela come tanti altri già restaurati o una crosta nera su un fregio in pietra calcarea in un palazzo come in una chiesa.
In questi anni le difficoltà non sono mancate, tuttavia credo di poter fare un bilancio positivo, per la serenità con cui ho potuto sempre lavorare, da sola o coadiuvata da valenti collaboratrici e collaboratori, nel rispetto delle norme e soprattutto di coloro che mi affidavano i lavori, e in generale di coloro che mi hanno sempre dimostrato la propria fiducia.
I restauri che ho scelto di “raccontare” nei dettagli in questo sito sono certamente fra i più importanti che ho eseguito, di altri troverete solo qualche cenno: la scelta è stata tutt’altro che semplice, poiché sono, potrei quasi dire, affezionata un po’ a tutti i lavori che ho eseguito, in quanto ognuno di essi mi ricorda una persona, un avvenimento, un momento di crescita professionale e umana.
Alle volte mi sorprendo io stessa quando, ancora oggi, con grande entusiasmo affronto il lavoro quotidiano, nonostante gli iter burocratici quasi inestricabili, le difficoltà tecniche da appianare e il pensiero sempre proteso al futuro, per meglio capire il passato.
Eppure il desiderio di fare la restauratrice non si è ancora assopito, ed è immutata la passione, come se fosse ancora il primo giorno, e non posso che ritenermi assai fortunata per aver intrapreso una professione che mi gratifica e realizza la mia persona, restauro dopo restauro.
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