Dipinti murali

Erroneamente tutti i dipinti murali vengono denominati “affreschi”, mentre tecnicamente la differenza è nettissima, quindi è opportuno chiamare affreschi quei dipinti su muro in cui il pigmento è tutt’uno con l’intonaco per via della carbonatazione, e dipinti murali quelli in cui il pigmento è steso su una base bianca a calce e quelli realizzati con colori a tempera.
Generalmente ornano le volte e le pareti dei vani in edifici storici, religiosi o civili.
A seconda delle caratteristiche tecniche possono degradarsi con fessurazioni, crepe, rigonfiamenti, esfoliazione e polverizzazione della pellicola pittorica, oppure possono essere stati scialbati, quindi il restauro può prevedere descialbo, consolidamento, pulitura, stuccatura e ritocco pittorico mimetico o neutro.

ingresso: volta

Palazzo Della Volpe a Imola: ancora novità

Palazzo Della Volpe a Imola offre altre novità sulla storia dell’edificio e di chi lo abitava.

I restauri voluti dal proprietario nell’ambito della ristrutturazione di un appartamento al primo piano, stanno riportando alla luce gli antichi dipinti murali, coperti da scialbi, che ornavano pareti e volte delle ampie sale. 

Nei secoli è cambiata la forma dei vani e la loro destinazione, e le tinteggiature a calce e a tempera, e anche le varie opere murarie, hanno mutato l’aspetto originario, ma, a quanto pare, non per sempre, perché l’attuale restauro sta ridando loro gran parte dell’originario splendore. 

Nel vano camera da letto la volta decorata ha acquisito maggiore risalto con il restauro delle pareti. Il loro descialbo ha riportato alla luce camera da letto: la parete con la decorazione quattrocentesca riquadrature con tappezzeria dipinta e uno zoccolo con cornici a marmorino. Ma la vera novità è che in alto, in una delle pareti maggiori, dove l’intonachino settecentesco era particolarmente sottile, è affiorata la decorazione quattrocentesca costituita da nastri gialli e rossi e da encarpi che ornano una larga fascia a fondo bianco che, con una trabeazione dipinta, delimitava lo spazio sotto le travi lignee del soffitto a cassettoni, quando Palazzo Della Volpe si chiamava ancora Albergo El Cappello. La decorazione quattrocentesca è a fresco e i colori, per qualità e tonalità, richiamano quelli dei dipinti della volta del negozio a piano terra, sulla via Orsini. Questa rara testimonianza di decorazione del ‘400 è stata lasciata a vista, mentre è stata restaurata la tappezzeria a fondo rosa, che è stata datata all’800, in quanto, sotto gli scialbi, ho trovato un’iscrizione a matita lasciata dal pittore, o dal committente: Finito di dipingere il giorno 5 gennaio 1875. Tutto lo zoccolo, delimitato da una fascia continua a marmorino grigio, è settecentesco. In questa stanza, quindi, ora convivono le decorazioni di tre epoche diverse, a dimostrazione delle vicissitudini subite dal palazzo nell’arco di molti secoli. Tutto il restauro è stato eseguito con colori a calce preparati sul posto e con colori ad acquerello (decorazione quattrocentesca e zoccolo).

 

Nella sala d’ingresso, completamente imbiancata, le proporzioni apparivano squilibrate, poiché la stanza sembrava molto alta e stretta. In effetti era proprio così, perché negli anni ’50 del Novecento la sala fu tagliata circa a metà per ricavare un vano scale, per un nuovo accesso ai piani, dopo il frazionamento del grande appartamento a cui si accedeva dallo scalone principale di Palazzo Della Volpe. Le indagini stratigrafiche preliminari avevano evidenziato la presenza di decorazioni murali si nella volta che nelle pareti. La volta era stata in parte ricostruita usando le centine settecentesche della porzione demolita, ma, durante il descialbo, ho visto che la pellicola pittorica continuava sotto la rasatura di calce e gesso, così il rifacimento è stato demolito, lasciando le centine di sostegno, e riportando alla luce un occhio con volo di colombe, contornato da un festone di frutta e fiori. Attorno lo spazio ha una ricca decorazione “a ombrello” con anche festoni di foglie e fiori e graziosi pinakes. Nelle pareti le riquadrature a fondo rosa sono contornate da finte cornici e da festoni uguali a quelli della volta. Anche qui lo zoccolo è arricchito da marmorini policromi. Un elegante sopraporta policromo è rimasto sopra la porta che portava ad una scaletta di servizio, oggi non più esistente.

ingresso: dopo il descialbo                                      ingresso: le stesse pareti dopo il restauro

 

 

restauro a imola

Restauro a Imola in Palazzo Della Volpe

Questo restauro a Imola ha consentito il recupero di pitture murali in una volta decorata quattrocentesca al piano terra di Palazzo Della Volpe a Imola

La volta a vela con unghie e lunette era stata completamente scialbata e si presentava bianca senza alcuna decorazione.

Le indagini stratigrafiche preliminari hanno evidenziato la presenza di una decorazione policroma dipinta a fresco nella’area centrale e a secco tutto intorno e nelle lunette.

 

 

Il descialbo è stato eseguito con il bisturi a secco e/o con applicazione di compresse imbevute di acqua per ammorbidire gli strati di tinteggiatura sopramessi, dove questi risultavano più tenaci e aderenti al supporto originale.

Sono subito emerse lacune nella decorazione originaria dovute a tagliole per la distribuzione degli impianti, fissaggio di ganci e soprattutto per una profonda raschiatura a cui i dipinti erano stati sottoposti per favorire l’adesione della prima imbiancatura.

Soprattutto erano rovinate le decorazioni eseguite a secco in cui la raschiatura aveva asportato a tratti anche lo strato superficiale dell’intonaco, creando abrasioni profonde per le quali, nelle successive fasi del restauro, si è resa necessaria la stuccatura, al fine di uniformare la superficie e renderla adatta per il ritocco pittorico ad acquerello.

Molti chiodi erano stati infissi nella superficie dipinta, e durante il restauro sono stati asportati, come anche sono state rimosse le vecchie stuccature ormai non idonee per il mLoredana Di Marzio al lavoro - La Fenice Imola - Restauro Beni Artisticiateriale con cui erano state fatte o perché isolate dal supporto murario. 

La decorazione rinvenuta sotto lo scialbo durante questo restauro a Imola raffigurava al centro un rosone con lo stemma della famiglia Riario Sforza, contornato da una corona di angeli e girali vegetali, realizzato a fresco. Le vele della volte e le unghie erano decorate con candelabre nascenti da medaglioni rossi e gialli collegati tra loro e con il rosone centrale da rami di felci stilizzate.

Nelle lunette, dipinte a secco, una cornice a finte modanature racchiudeva immagini di felci e palme  sormontate da iscrizioni in latino. Una delle lunette si distingue dalle altre perché in essa è raffigurata la fenice, il mitico uccello che rinasceva dalle proprie ceneri.

Le lacune nel fondo biancastro della volta sono state ritoccate con colore a calce a tono, mentre tutte le decorazioni sono state ritoccate con tecnica mimetica con velature ad acquerello. Gli elementi decorativi delle lunette non sono stati completamente ricostruiti e neppure altre parti della decorazione della volta,  perché la loro incompletezza non pregiudicava la lettura del complesso pittorico recuperato.

Questo restauro a Imola è stato molto importante per la particolarità delle decorazioni rinvenute. 

L’importanza di questo restauro a Imola va al di là delle scelte tecniche, e sopratutto consiste nell’importanza dello stemma ritrovato, perché relativo alla famiglia Riario Sforza, dunque cronologicamente collocabile alla fine del Quattrocento. Lo stemma, quindi, è importantissima espressione di un’epoca della quale a Imola esistono solo poche e frammentarie testimonianze. 

Questo lavoro di restauro a Imola, però, non si esaurisce nelle scelte tecniche del direttore dei lavori o delle maestranze, ma è stato anche essere collaborazione, incontro tra persone che con le proprie qualità e i propri interessi e competenze hanno lavorato fianco a fianco per il compimento di un progetto. 

Questo restauro a Imola, infatti, ha visto realizzato il progetto tecnico di recupero architettonico e decorativo, e anche il progetto di rendere pubblici lavori, scoperte, immagini, ricerche storiche e soprattutto lo spirito di collaborazione fra tutte le ditte che sono intervenute, in un libro che parlasse di tutto ciò, dal titolo “Restauri nel Palazzo Della Volpe a Imola. Ripristini e nuove scoperte“.  Il progetto è stato finanziato dalle ditte che hanno preso parte ai lavori e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, in parti uguali, e ognuna ha partecipato con un proprio scritto. 

Il libro è stato edito da NUOVECARTE di Ferrara nel novembre 2017, ed è stato presentato alla cittadinanza con un incontro nell’auditorium Aldo Villa (ex Sala Capitolare) dei Musei di San Domenico a Imola, con la collaborazione dei Musei civici. Il libro sul restauro a Imola, con la prefazione di Claudia Pedrini, direttore dei Musei di Imola, è a cura di Loredana Di Marzio, restauratrice della ditta di restauro LA FENICE di Imola, che è anche l’autrice di numerosi saggi all’interno del volume.